La Spesa dei Fondi UE Post-COVID in Italia: Solo Metà Utilizzata Secondo i Controllori

3 min read
Half of Italy's EU post-COVID funds yet to be spent, watchdogs say

Credit: reuters

A quasi cinque anni dall’avvio del Recovery and Resilience Facility (RRF) dell’Unione Europea, destinato a sostenere la ripresa post-pandemica, l’Italia ha speso solo circa metà dei 194,4 miliardi di euro stanziati. Questo ritardo nei tempi di utilizzo dei fondi sta attirando l’attenzione degli organismi di controllo e delle opposizioni politiche, mentre il governo ribadisce i progressi compiuti e punta a completare i progetti entro la fine del 2026. L’analisi della situazione rivela una combinazione di successi, rallentamenti e sfide burocratiche che influenzano la capacità italiana di sfruttare appieno le ingenti risorse europee.

Il Punto sulla Spesa dei Fondi UE in Italia

Importo e Stato della Spesa

L’Italia, con un’assegnazione di 194,4 miliardi di euro nel programma europeo 2021-2026, rappresenta il maggior beneficiario nell’Unione. Al 25 settembre 2025, le amministrazioni pubbliche italiane hanno utilizzato circa 85,8 miliardi, equivalenti a poco più del 44% dei fondi totali disponibili. Secondo la Banca d’Italia e il bilancio nazionale, questa cifra è destinata a salire a circa 100 miliardi entro la fine dell’anno in corso, con ulteriori risorse da spendere prima del termine del 2026.

Stato di Avanzamento dei Progetti

Nonostante la lentezza nel completamento della spesa, circa il 94% dei progetti finanziati è attualmente in fase di realizzazione o nelle ultime fasi di avanzamento. Solo il 6% è considerato critico o sta incontrando ostacoli significativi. Tra i progetti principali figurano l’espansione della banda ultra larga, il potenziamento delle reti ferroviarie ad alta velocità, e infrastrutture per servizi all’infanzia più accessibili.

Previsioni e Pianificazioni Future

Il governo guidato da Giorgia Meloni ha già ottenuto lo sblocco di 140 miliardi di euro e punta a ricevere l’intero importo entro la seconda metà del 2026, con un impegno a valorizzare queste risorse anche oltre la fine formale del piano, raggiungendo il 1,6% del PIL rispetto allo 0,5% stimato precedentemente.

Cause dei Ritardi e Problemi Amministrativi

Burocrazia e Complessità Procedurali

Uno dei principali fattori alla base dei rallentamenti è l’ingente burocrazia e la complessità nell’implementazione degli investimenti pubblici, che rallentano l’erogazione delle risorse e la realizzazione dei progetti. Le procedure di verifica, gare d’appalto e autorizzazioni rappresentano ostacoli strutturali tuttora difficili da superare.

Revisione e Adeguamenti del Piano di Ripresa

Il piano italiano è stato modificato quattro volte per allinearsi alle esigenze di Brussels e per sostituire o ridurre progetti che non sarebbero potuti essere completati entro la scadenza del 2026. Si negozia inoltre la flessibilità per estendere l’uso dei fondi nel periodo successivo.

Reazioni degli Organismi di Controllo e Politiche

Posizione del Controllore del Bilancio

L’UPB, l’organo di vigilanza sul bilancio statale, guidata da Lilia Cavallari, ha riconosciuto i progressi compiuti, sottolineando però che l’ultimo 6% dei progetti deve essere gestito con rapidità per evitare ulteriori ritardi. “Il grosso dei lavori è in corso, ma bisogna accelerare per rispettare gli obiettivi,” ha dichiarato.

Critiche e Richieste di Trasparenza

Alcune forze politiche di opposizione hanno chiesto con insistenza pareri parlamentari e maggior trasparenza circa l’uso dei fondi, sostenendo che la lentezza rischia di pregiudicare gli obiettivi di rilancio economico e sociale.

Difesa del Governo e Prospettive

Il governo italiano ha ribadito il ritmo sostenuto nelle richieste di pagamento ufficiali all’UE, collocandosi in testa tra i Paesi europei per risorse ottenute e investimenti in corso. Secondo Palazzo Chigi, è prioritario mettere in sicurezza i progetti chiave e garantire una spesa lineare fino al 2026.

Impatto Economico e Aspettative

Opinioni degli Esperti

Per analisti e agenzie di rating, la capacità di spendere efficacemente i fondi UE rappresenta un elemento cruciale per superare la crescita economica stagnante dell’Italia. L’uso tempestivo delle risorse potrebbe stimolare investimenti infrastrutturali, occupazione e transizione energetica.

Progetti Chiave ed Energia Verde

Fondamentali appaiono i circa 11 miliardi destinati al pacchetto REPowerEU, che include misure per migliorare l’efficienza energetica, adottare energie rinnovabili e ridurre il carbon footprint nazionale, e che costituiscono un pilastro della strategia nazionale di decarbonizzazione.

La spesa dei fondi europei post-COVID in Italia mostra luci e ombre. Pur avendo realizzato gran parte dei progetti finanziati, la lentezza degli ultimi passi e le difficoltà amministrative rappresentano sfide concrete. Il futuro prossimo sarà determinante per tradurre queste ingenti risorse in crescita reale e miglioramento dei servizi per cittadini e imprese, in linea con le aspettative europee e nazionali. La capacità italiana di superare i colli di bottiglia burocratici potrà essere decisiva per il successo dell’intero programma di ripresa.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *