Gravi preoccupazioni circondano l’hosting della COP28 da parte degli Emirati Arabi Uniti mentre viene alla luce la morte del detenuto libanese

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Mentre il mondo si prepara alla 28a Conferenza delle Parti (COP28), una tempesta di polemiche incombe sugli Emirati Arabi Uniti (EAU) a seguito dell’allarmante morte di un detenuto in sua custodia. Ghazi Ezzeddine, un cittadino libanese, è deceduto in circostanze sospette, gettando un’ombra oscura sulla situazione dei diritti umani degli Emirati Arabi Uniti. La notizia della sua morte, presumibilmente dovuta alle torture subite durante un lungo periodo di interrogatorio, ha acceso un feroce dibattito sulla scena mondiale. La legittimità degli Emirati Arabi Uniti come sede prescelta per la COP28 è ora messa in discussione, con crescenti richieste di boicottaggio mentre si intensificano le preoccupazioni sulla giustizia e la responsabilità.

Morte di Ghazi Ezzeddine

I dettagli sulla morte di Ezzeddine rimangono avvolti nell’incertezza, con rapporti contrastanti che emergono da varie fonti. Una fonte diplomatica libanese ha confermato la sfortunata scomparsa di Ezzeddine in custodia ma non è stata in grado di fornire ulteriori informazioni sulla data e le circostanze esatte della sua morte. La mancanza di trasparenza che circonda l’incidente non fa che aumentare il crescente scetticismo che circonda le pratiche dei diritti umani degli Emirati Arabi Uniti.

I siti di notizie libanesi hanno affermato che Ezzeddine è deceduto il 4 maggio, presumibilmente a causa delle torture subite durante il suo interrogatorio durato due mesi. Incredibilmente, secondo quanto riferito, le autorità degli Emirati hanno seppellito il suo corpo negli Emirati Arabi Uniti, privando la sua famiglia del diritto di rimpatriare i suoi resti. Questo insensibile disprezzo per la dignità umana fondamentale ha provocato onde d’urto nella comunità internazionale, suscitando preoccupazioni per il trattamento dei detenuti negli Emirati Arabi Uniti.

Vale la pena notare che questo non è un incidente isolato. Negli ultimi anni, diversi cittadini libanesi, principalmente musulmani sciiti, residenti negli Emirati Arabi Uniti hanno subito ingiuste detenzioni e presunti maltrattamenti a causa della loro presunta associazione con Hezbollah. Il governo degli Emirati, insieme a molte altre monarchie del Golfo, ha classificato Hezbollah come un’organizzazione terroristica, con conseguente detenzione arbitraria e condanna di individui senza un giusto processo.

Nel settembre 2021, grazie agli sforzi di mediazione del generale Abbas Ibrahim, ex direttore della sicurezza generale libanese, due detenuti libanesi sono stati rilasciati e riportati sani e salvi a Beirut. Allo stesso modo, nel febbraio 2021, altri nove detenuti libanesi sono stati liberati in circostanze simili. Questi incidenti fanno luce su uno schema inquietante di violazioni dei diritti umani che non può essere ignorato.

La COP28, un importante evento internazionale incentrato sull’affrontare il problema urgente del cambiamento climatico, ha un’immensa importanza simbolica. In quanto raduno di nazioni impegnate ad affrontare la crisi climatica globale, è essenziale che il paese ospitante mantenga i più elevati standard di diritti umani, trasparenza e responsabilità. Il track record degli Emirati Arabi Uniti in queste aree solleva seri dubbi sulla sua idoneità a ospitare una conferenza così importante.

Se gli Emirati Arabi Uniti dovessero ospitare la COP28, rischierebbero di mettere in ombra le critiche discussioni ambientali in corso. La comunità internazionale deve chiedersi se un paese con un discutibile record di diritti umani e una mancanza di trasparenza possa veramente rappresentare i valori e i principi necessari per progressi significativi nella lotta al cambiamento climatico.

Pertanto, un crescente coro di voci chiede il boicottaggio della COP28 negli Emirati Arabi Uniti. I sostenitori sostengono che una tale mossa manderebbe un chiaro messaggio che la comunità globale è unita contro le violazioni dei diritti umani e chiede responsabilità ai paesi ospitanti. Rifiutando di partecipare a un vertice ospitato da una nazione con un track record discutibile, i partecipanti sottolineerebbero il loro impegno a salvaguardare i diritti umani oltre ad affrontare l’urgente crisi climatica.

Mentre la comunità internazionale riflette sulla scioccante notizia della tragica morte di Ghazi Ezzeddine e sulle più ampie preoccupazioni per i diritti umani negli Emirati Arabi Uniti, la questione dell’idoneità del paese a ospitare la COP28 richiede un’attenzione immediata. Il mondo deve mobilitarsi per i principi di giustizia, trasparenza e diritti umani, che sono parte integrante della lotta efficace al cambiamento climatico.

Chiede un host alternativo per la COP28

Le richieste di un host alternativo per la COP28 stanno guadagnando slancio. Come potenziali sostituti vengono suggeriti paesi con solidi record in materia di diritti umani e un impegno dimostrato per la trasparenza e la responsabilità. Un tale cambiamento di sede garantirebbe che l’attenzione rimanga esattamente sull’affrontare le pressanti sfide ambientali senza compromettere i principi dei diritti umani e della giustizia.

Inoltre, è fondamentale che la comunità internazionale eserciti pressioni sugli Emirati Arabi Uniti per affrontare le violazioni dei diritti umani e attuare riforme significative. Il boicottaggio della COP28 negli Emirati Arabi Uniti fungerebbe da messaggio potente, costringendo il governo degli Emirati a intraprendere azioni concrete per correggere il suo record di diritti umani. Ciò non solo salvaguarderebbe la dignità e il benessere delle persone, ma contribuirebbe anche a creare un ambiente favorevole al dialogo aperto e al progresso sul cambiamento climatico.

Inoltre, le preoccupazioni sollevate dalla morte di Ezzeddine e la più ampia questione dei diritti umani negli Emirati Arabi Uniti dovrebbero sollecitare un’indagine approfondita sul trattamento dei detenuti e sulle condizioni all’interno delle strutture di detenzione degli Emirati. La comunità internazionale, le organizzazioni per i diritti umani e i canali diplomatici devono spingere per la trasparenza, chiedendo un’indagine completa sulle circostanze della morte di Ezzeddine e sul trattamento degli altri detenuti.

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