Loro Piana sotto amministrazione giudiziaria per sfruttamento

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Loro Piana sotto amministrazione giudiziaria per sfruttamento

Il Tribunale di Milano ha disposto, il 14 luglio 2025, l’amministrazione giudiziaria per un anno a carico di Loro Piana Spa, celebre marchio italiano del lusso appartenente al gruppo LVMH, con l’accusa di aver agevolato uno sfruttamento sistematico dei lavoratori nella sua filiera produttiva. La decisione interviene al termine di un’indagine che ha evidenziato gravi violazioni nei rapporti con fornitori e subappaltatori, segnalando un contesto di lavoro precario, salari penalizzanti e orari eccessivi per decine di dipendenti, con danni reputazionali e sanzioni di rilievo per la casa di moda.

Amministrazione giudiziaria: il provvedimento della giustizia milanese

I motivi dell’intervento giudiziario

Il tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica di Milano, ha stabilito la misura di amministrazione giudiziaria di 12 mesi per Loro Piana in ragione del mancato controllo sulla reale condizione dei lavoratori impiegati, in particolare nella catena dei subappalti.

L’azienda piemontese, con 2.294 dipendenti e ricavi previsti per quasi 1,7 miliardi di euro nel 2024 (con un utile di 389 milioni), è stata ritenuta responsabile di aver affidato la produzione a fornitori cinesi irregolari attraverso società intermediarie, consentendo così situazioni di caporalato con lavoratori costretti a turni fino a 90 ore settimanali, paga oraria minima di circa 4 euro e condizioni di lavoro degradanti, come dormire su pavimenti nei laboratori.

I giudici hanno espresso un giudizio netto:

“Il meccanismo di abbattimento dei costi e massimizzazione dei profitti è stato perpetrato nel tempo e colposamente alimentato da Loro Piana, che non ha eseguito un adeguato controllo sulla catena produttiva.”

La nomina dell’amministratore giudiziario è stata affidata a Micaela Cecca, che avrà il compito di lavorare su un piano di risanamento aziendale entro la prima udienza programmata per il prossimo 13 novembre.

La dinamica dello sfruttamento

Secondo gli accertamenti, Loro Piana affidava la produzione di capi in cashmere a una società esterna, la Evergreen, che poi subappaltava a sua volta ad altre ditte, tra cui la Sor-Man S.n.c. di Nova Milanese, priva di capacità produttiva e che ricorreva a laboratori cinesi irregolari. Questi opifici impiegavano manodopera clandestina in turni massacranti, in ambienti insicuri, non rispettando le normative sul lavoro e sulla salute, causando di fatto uno sfruttamento sistemico mascherato sotto la veste di un marchio luxury.

Effetti e rilevanza del caso Loro Piana nel settore moda lusso

Un problema strutturale nel sistema dei subappalti

Il caso Loro Piana non è isolato: negli ultimi due anni, il tribunale di Milano ha adottato misure analoghe nei confronti di altri grandi brand dell’alta moda come Valentino, Dior, Armani e Alviero Martini, evidenziando un problema diffuso legato a catene di fornitura insufficientemente monitorate che facilitano forme di sfruttamento.

Il Tribunale ha criticato il modello organizzativo aziendale definendolo “inadeguato” e con controlli più formali che sostanziali. Questo ha favorito l’insorgenza e la persistenza di rapporti con fornitori che violano sistematicamente i diritti dei lavoratori, peraltro con il beneficio diretto di abbattere costi di produzione e aumentare i margini di profitto.

Contrasti tra immagine e realtà

Capi di alta sartoria, con prezzi di vendita che nei negozi Loro Piana variano tra i 1.000 e i 3.000 euro, risultano prodotti in condizioni che mal si conciliano con la percezione di eccellenza e qualità che il marchio vuole trasmettere. Nel provvedimento si sottolinea come il prezzo pattuito per capo fosse di circa 118 euro per giacche in grandi commesse, ma il costo reale pagato ai produttori cinesi fosse molto inferiore, intorno agli 80-86 euro, generando così enormi margini in contrasto con il sottopagamento degli operai.

Reazioni ufficiali e prospettive future

La posizione di Loro Piana e LVMH

L’azienda ha dichiarato di non essere stata al corrente delle condizioni di lavoro irregolari né dei subappalti praticati, sottolineando che la scoperta è avvenuta solo il 20 maggio 2025 e che ha immediatamente interrotto i rapporti con i fornitori coinvolti entro 24 ore. In un comunicato ufficiale, Loro Piana ha espresso un netto rifiuto verso qualsiasi pratica illegale e confermato il proprio impegno per il rispetto dei diritti dei lavoratori.

Il marchio ribadisce, inoltre, che non è indagato penalmente ma si trova sotto amministrazione giudiziaria come misura preventiva a tutela dei lavoratori.

L’intervento della magistratura e le conseguenze

Il pubblico ministero Paolo Storari, promotore dell’indagine, ha sottolineato la necessità di un rigoroso controllo su tutta la filiera produttiva nel lusso italiano, evidenziando come l’inerzia delle società possa favorire fenomeni illegali come il caporalato. Il tribunale milanese ha posto un esempio chiaro per l’intero settore, con la speranza che la sentenza contribuisca a rafforzare pratiche di trasparenza e responsabilità sociale.

La nomina dell’amministratore giudiziario rappresenta anche un segnale forte di controllo e di volontà di risanare gli assetti aziendali, con un aggiustamento necessario per assicurare la conformità alla legalità e il rispetto dell’etica del lavoro.

Il caso Loro Piana in amministrazione giudiziaria rappresenta un duro colpo per l’immagine della moda italiana e internazionale, evidenziando quanto sia cruciale il controllo della filiera produttiva per evitare sfruttamenti e abusi. L’intervento del Tribunale di Milano rilancia il dibattito su responsabilità sociale d’impresa e sostenibilità, invitando tutte le aziende a una rigorosa verifica dei propri standard produttivi. Con un settore del lusso sotto la lente, l’attenzione si sposta ora sulla capacità di Loro Piana di attuare un efficace piano di risanamento entro i prossimi mesi, che possa restituire dignità ai lavoratori e trasparenza agli operatori e ai clienti.

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